domenica 10 settembre 2017

lunedì 23 gennaio 2017

Ceci n'est pas un goût italien


Il primo lavoro che ho trovato venendo in Francia è stato dentro una pizzeria italiana. Le pizzerie si contano lungo la strada intervallate dai kebabbari, per una densità di una ogni due abitanti.
La bandiera italiana viene sfoggiata a stendardo di bontà e qualità dalle pizzerie francesi e spagnole, ma di pizza italiana rimane a malapena la forma.
Io no. Io sono andata a lavorare dove la pizza la fanno i romani e su com’era buona quella pizza io non posso dire nulla.
A quanto pare però, alcuni italiani non esportano solo la pizza. Ma anche il modo isterico e folle di dirigere un ristorante. E quindi mi sono trovata sfruttata da un Italiano dall’altra parte d’Europa, come se al momento di partire, mi fossi portata un cafone a caso nel taschino, nel caso in cui del parmigiano e degli italiani ne avessi sentito troppa mancanza.
Poi ho capito perché il mio capo preferiva lavorare con italiani o meglio con le coppie di italiani. Perché avrebbe potuto ricattarli facilmente. Perché noi italiani siamo abituati a subire, a dire vabbene a troppe cose.
Ho scritto una favola.
Me la racconto prima di dormire, così mi ricordo che devo darmi ascolto più spesso.
E anche che a rischiare un po', in qualche maniera ci si arrangia.


















giovedì 24 novembre 2016

Spazi di lavoro

È indubbio che essere ospitati in un paese nuovo è una grande fortuna. Però è anche vero che noi disegnatori siamo persone ingombranti, non è che puoi lavorare un giorno di qui un giorno di là. Avere una postazione fissa, comoda e disordinata è di vitale importanza.
La casa è grande, piena di parquet, come tutte le case francesi scricchiolanti in cui sono entrata. Ci abitano un padre e due bambini. Mentre questi erano in vacanza la mia postazione era in camera della figlioletta. Poi è arrivata e giustamente mi ha detto, fuori dalle palle, questa è la mia camera e sono una puberta.
Allora mi sono trasferita nella stanza dei giochi  adiacente a quella del padre, così adiacente che praticamente è come stare nella stessa camera. Avevo preso una minuscola scrivania praticamente inutilizzata. Poi è arrivato il figlioletto e ha detto : Sloggia, da oggi anche io mi faccio una piccola scrivania piena di matite e parecchio incasinata.
Allora io, le mie cose ed il mio ragazzo ci siamo trasferiti in una piccola stanza che sarà per la tv, stavolta l'ultima, ed ho lavorato per un pò sul letto. Il padre che ci ospita, mosso a compassione mi ha detto che comunque il computer poteva rimanere nella grande stanza, se ci mettevo dentro un grande tavolo Ikea che era a fare altro, quello con le due caprette sempre Ikea, inclinabili, di legno, che tutti voi avete, mascalzoni.
Non è che posso tenere il computer in una stanza e la roba in un altra, ma insomma, ci provo, oltretutto il tavolo c'è per lavorare di giorno.
Poi è ritornato il figlioletto e ha detto che quel tavolo è perfetto per giocare al ping pong, e, come deducibile, ho ripreso il computer ed il resto e sono tornata nella camera dove dormo. Abbiamo montato la rete sul tavolo ikea e dopo due passaggi il bambino voleva mollare le racchette per fare altro . L'ho costretto a giocare al fucking ping pong tutto il pomeriggio.
Allora ho guardato la mia stanzetta, ho preso una valigia, ci ho schioccato su il tagliere enorme sempre Ikea  ed il computer. Ho buttato qualche cuscino in terra ed adesso lavoro così.
Raggomitolata così bene che quando mi alzo in piedi devo riaprirmi gli arti uno ad uno come quando si aprono gli attrezzi di un coltellino svizzero arrugginito.
E va bene, va bene così, se una cosa la vuoi la fai, eccheppalle però.
Però una cosa voglio dirvi.
Io lo faccio perchè da piccola non avevo molto spazio per me. Eravamo in tre sorelle nella stessa camera e per dieci anni abbiamo dormito dentro lettini richiudibili, e le nostre cose le facevamo su una tavola di legno, che mettevamo sulle ginocchia, sedute sui letti. Poi, quando mi sono meritata una scrivania tutta per me, avevo le mie cose tutte ad incastro, in pochissimo spazio.
Ma che bello che era avere quello spazio per me. Lo tenevo con cura.
Non date ai vostri figli tutto, e sempre. Sforzatevi di non farlo se potete. Se non lo fate, non solo leveranno di mano qualcosa che serve agli altri, solo perchè lo desiderano. Ma molleranno le racchette del ping pong dopo due minuti, in barba a voi, al vostro ospite e soprattutto, vostro figlio si fotte il desiderio , il sacrosanto desiderio, che gli servirà per conquistarsi qualcosa.